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Davide Riccio intervista Claudio e Dario su KultUnderground

Posted By: dario On:


Seconda intervista in due giorni.

Stavolta è Davide Riccio a intervistare il gruppo su KultUnderground.

Grazie a Davide per la bellissima intervista e a Synpress 44 per la collaborazione.

Davide
Ciao Ifsounds. Un nome e un omaggio ai Pink Floyd di If (Atom Heart Mother)? Insomma, perché “Se…”?
Ifsounds
Dario Lastella: Ciao Davide. “Se…” oltre all’omaggio al Waters poetico e autocritico della “if” di Atom Heart Mother ha un significato filosofico: troppe volte tendiamo a dare risposte ed affermazioni certe, sicuri di avere ragione e che la realtà “vera” sia quella che vediamo… ma se la realtà fosse solo quello che crediamo di vedere? “Se…” è appunto il dubbio, quella forza intellettuale che porta a non dare nulla per scontato, che rifiuta gli assiomi e i preconcetti e che ricerca la natura del mondo guardando anche da prospettive insolite.
Davide
Apeirophobia: un’esagerata e irrazionale paura dell’infinito (e dell’infinitesimo). Una fobia poco conosciuta e poco citata dalla letteratura medica. C’è qualcosa di autobiografico? Com’è nata l’idea di basare un’intero disco su questa rara e profonda fobia?
Ifsounds
Claudio Lapenna: Nel periodo successivo all’uscita del nostro penultimo album “Morpho Nestira” riflettevamo su alcuni spunti per lavorare ad un nuovo Concept Album, condividendo delle idee inerenti i vari risvolti di alcuni momenti drammatici e cruciali della vita: gli ultimi minuti di un condannato a morte o di un malato terminale, o, ad un livello meno drammatico, il dover emigrare facendo scelte di vita dolorose che ti separano nettamente dal passato. Da questi spunti sono nati i testi di “Last Minutes” o “Summer Breeze” e l’idea del Concept che trova compimento nella suite finale.
D.L.: Ovviamente non volevamo parlare dell’apeirofobia dal punto di vista strettamente medico, né del suo aspetto patologico, ma della paura dell’infinito e più ampiamente dell’ignoto: la paura di cui volevamo parlare non è semplicemente la paura della morte, istinto comune a tutti gli esseri viventi, ma è una sorta di “corto-circuito” mentale che ci assale quando cerchiamo di immaginare o semplicemente di concepire l’infinito. Personalmente non soffro di apeirofobia nel senso psichiatrico del termine, ma di autobiografico c’è il sentimento di profonda ansia e smarrimento vissuto da bambino che descrivo nei primi versi della suite e che dà il la alla narrazione. Inevitabilmente ci sono accenni autobiografici anche altrove nel disco un po’ in tutte le canzoni, ma sono appunto accenni, in quanto ho cercato di rendere i testi “universali” e non personali.
Davide
L’ultima traccia, quella che dà il titolo a tutto il disco, è appunto Apeirophobia, una lunga suite di 28 minuti in 9 movimenti da era classica degli Yes. È altresì un racconto che inizia a 9 anni e “forse” termina a 99 anni, ossia il primo momento in cui si diventa consapevoli della morte e l’ultimo in cui si sta per conoscere davvero cosa vi sarà al di là. Che visione avete voi della vita o meno dopo la morte?
Ifsounds
C.L.: Si può credere o non credere in un Dio qualsiasi o in una dimensione ultraterrena, ma ciascuno di noi appartiene ed apparterrà sempre all’eterno scorrere della storia, pur nell’apparente insignificatività della comune esistenza.
In definitiva poi non esiste angoscia profonda che non riconduca alla paura della morte, che nell’Uomo piuttosto che paura della “fine” può diventare paura del “senza fine” (a-pèiros, dal greco senza-limite) che comincia dopo.
Davide
Bellissima copertina di Andrea Pinti. È un dipinto che può essere variamente interpretato; per esempio, per me di primo acchito, gli uomini primitivi seminudi sulle teste immerse in un mare rosso di sangue e con la zagaglia in mano potrebbero essere ciò che è ciascuno di noi rispetto alle potenzialità della mente.  Ed è anche per questo, per questa primitività, per queste potenzialità mai abbastanza sviluppate, che continuiamo a muoverci guerre, a ucciderci… Cosa rappresenta per voi?
Ifsounds
D.L.: Andrea dà sempre la possibilità di “interpretare” liberamente le sue opere, del resto l’opera d’arte in sé assume un valore diverso a seconda della persona che si trova di fronte ad essa. Questa volta parlando con lui mi sono trovato in perfetta sintonia su un’interpretazione legata strettamente ai testi: viviamo tutti in un oceano infinito e dentro la nostra testa c’è un guerriero che lotta per vincere le paure indotte dagli elementi esterni oltre a quelle autoindotte. È la lotta costante della mente nel corso dei secoli e che ha tracciato la strada alla storia del Pensiero Umano in tutte le sue forme, un percorso fatto non per mero intento speculativo, ma per vera e propria sopravvivenza psicologica.
C.L.: Personalmente nell’opera di Andrea vedo qualcosa che riconduce al dilemma anch’esso eterno sulla dualità Malvagità-Bontà dell’animo umano. L’istinto di sopraffazione probabilmente innato nella natura dell’uomo, tanto quanto quello di conservazione/sopravvivenza, aprono la porta a molteplici e drammatici interrogativi. Alla meravigliosa poesia dell’immagine di Andrea solo una delle risposte possibili.
Davide
Elena Ricci aveva già collaborato con voi, mentre ora è divenuta la vostra voce solista?
Ifsounds
C.L.: Elena ha il dono di una vocalità versatile ed espressiva dalle enormi potenzialità, ma allo stesso tempo estremamente personale e riconoscibile. Mi ha fatto molto piacere che abbia voluto condividere con noi questo progetto come cantante solista… il mio auspicio è che possa continuare a cantare con gli ifsounds a lungo.
Davide
Cosa significa per voi l’essere passati dalla autoproduzione a una casa discografica (americana per altro) come la Melodic Revolution di Nick Katona?
Ifsounds
D.L.: Abbiamo sempre avuto una certa avversione per le label classiche e non sopportavamo l’idea di perdere il controllo sulle nostre canzoni, né ci fidavamo dei sedicenti talent scout dell’editoria musicale moderna, che vendono sogni a caro prezzo a tanti giovani musicisti. Per questo motivo per tanti anni abbiamo fatto tutto da noi e avremmo potuto continuare così. Poi è arrivata l’offerta della Melodic Revolution: la sua “rivoluzione” è reale, una label completamente orientata agli artisti, che dà un supporto genuino alla nostra musica e dimostra di credere realmente nell’arte e non nel business. La bontà dell’approccio rivoluzionario di Nick Katona è dimostrato soprattutto dalla crescita della label che comincia ad avere in “scuderia” musicisti di primissimo livello: immediatamente prima di “Apeirophobia”, la MRR ha pubblicato “3D” l’ultimo album dei rocker americani D-Drive capitanati dal vocalist Phil Naro, in cui suona come ospite un musicista del calibro di Billy Sheehan…

Davide
“Apeirophobia” è stato un disco molto atteso e prenotato nell’ambiente progressive rock di tutto il mondo. Diverse radio specializzate in Canada, Stati Uniti, Spagna e Polonia già hanno trasmesso brani dall’album in esclusiva e il chitarrista della band Dario Lastella è stato ospite della DJ newyorkese Andrea Garrison. Insomma, i migliori riconoscimenti o le più degne attenzioni ancora una volta sembrano venire più dall’estero che dalla madrepatria?
Ifsounds
C.L.: Viviamo nella consapevolezza che il pubblico italiano di oggiggiorno riserva difficilmente attenzioni approfondite ad un genere come il nostro specie se prodotto da autoctoni con rarissime eccezioni.
D.L.: Forse il problema non è tanto il pubblico, quanto i media italiani, soprattutto quelli mainstream: ho visto un grande interesse verso il rock meno commerciale da parte di molti ascoltatori, ma è indubbio che è difficile arrivare al grande pubblico quando non si ha a disposizione la “potenza di fuoco” dei grandi media. Poi in Italia dobbiamo combattere due fenomeni ben radicati e deleteri che riguardano non solo la musica: il primo è il “nepotismo” (per chiamarlo in qualche modo) per il quale certe “porte” si aprono solo se ti accompagna qualcuno con le “chiavi” (e le chiavi ce le hanno sempre e solo i soliti noti…); il secondo è un atteggiamento apparentemente snob, ma in realtà profondamente provinciale di alcuni media, per cui se vieni da un paesino italiano sei sicuramente peggio di uno che viene da fuori…
Questo fenomeno lo vediamo anche nel prog “classico” degli anni ’70: l’Italia ha prodotto una quantità incredibile di grandi band e grandi musicisti in quegli anni, ma molti di loro, rispettatissimi ed ammirati all’estero, sono pressocché sconosciuti in Patria… In Giappone ci sono cover band del Balletto di Bronzo, mentre l’ascoltatore medio italiano, non per colpa sua, non ne conosce neppure l’esistenza!
Davide
In “Apeirophobia” trattate anche di temi sociali come l’emigrazione e la pena di morte, ma sempre dal punto di vista psicologico… Perché non politico?
Ifsounds
C.L.: Di sicuro non è per timore di dichiarare l’appartenenza politica che comunque appare chiarissima! Avevamo anche un pezzo in italiano sul tema della vita in stato di coma vegetativo/irreversible, che poi abbiamo unanimemente lasciato da parte, per il momento, per una scelta di puro carattere artistico. Tuttavia l’indagine antropologica e psicologica è l’aspetto che amiamo maggiormente approfondire.
D.L.: È troppo facile e allo stesso tempo rischioso fare un comizio in musica: facile perché scrivere un testo di slogan è molto rapido e si ha la certezza che arriverà rapidamente anche all’ascoltatore più distratto, ma anche che ci sarà gente che strumentalizzerà a suo favore le tue parole, magari decontestualizzandole e re-interpretandole. Personalmente preferisco far arrivare il nostro messaggio attraverso testi che facciano pensare: se scrivo un testo contro la pena di morte voglio che l’ascoltatore si metta nei panni del condannato negli ultimi 6 minuti della sua vita, senza dare giudizi di merito, ma semplicemente vedendo la realtà dall’”altra parte”. Per capirci, dal punto di vista lirico e di impostazione ho sempre preferito i testi di De André a quelli (per esempio) di Giovanni Lindo Ferretti.
Davide
Oggi l’etichetta “rock progressivo” può stare storicamente stretta ed essere un biglietto di visita inadeguato?
Ifsounds
C.L.: È un’etichetta che dai vari punti di vista potrebbe essere definita stretta, scomoda, inadeguata, incompleta, vaga, ecc.
Ma alla fine condivido il pensiero di Stefano Bollani secondo il quale i generi musicali servono principalmente a rintracciare la musica che prediligiamo quando entriamo in un negozio di dischi. Noi sicuramente siamo un “gruppo prog” perché il prog è il genere che più si avvicina a quello che ci piace suonare, ma non abbiamo mai cercato di “suonare come”… Del resto il neo-prog non ci è mai piaciuto un granché!
Davide
Si festeggiano quarant’anni di musica progressive italiana a cominciare da quale disco?
Ifsounds
D.L.: È sempre difficile dire qual è stato il “primo disco” di un genere: la musica si evolve verso una certa direzione e i critici e gli storici danno a posteriori le definizioni. Per esempio il primo disco “prog” è per quasi tutti “21st Century Schizoid Man” dei King Crimson, ma c’erano molti elementi prog anche in lavori precedenti (i più noti potrebbero essere il “White Album” dei Beatles o “A Saucerful of Secrets” dei Pink Floyd). In Italia normalmente si fa coincidere l’inizio del prog con “Senza Orario, senza bandiera” dei New Trolls o con “Dies Irae” della Formula Tre… Ma sono convenzioni: in realtà quella era la musica che era di moda all’epoca e quella era la musica che suonavano. Pensa che i media di inizio anni ’70 chiamavano la musica di Area, PFM o Banco come “pop”!
Davide
La band ha in progetto una collaborazione con l’artista visuale romana Cristina Nist del collettivo Ranelettrike per la realizzazione di un corto basato sulla suite. Qualche anticipazione?
Ifsounds
D.L.: Cristina Nist ha ascoltato e apprezzato Apeirophobia e parlando con lei è nata l’idea di una collaborazione che estendesse il concetto artistico del nostro lavoro. Come nel caso delle nostre collaborazioni con Andrea Pinti, tendiamo sempre a lasciare totale libertà di espressione agli artisti che lavorano sui nostri progetti originali, quindi non sappiamo cosa abbia in mente Cristina, a cui non abbiamo dato altre indicazioni che la musica e i testi in sé. Siamo sicuri che farà un gran lavoro e speriamo che nei prossimi mesi potremo organizzare delle proiezioni del corto, un’esperienza multimediale totalmente nuova ed eccitante per noi.
Davide
Altri progetti?
Ifsounds
C.L. Il nostro è un cantiere sempre aperto, e come tutti in cantieri si ha bisogno di un po’ di tempo prima che si concretizzi un progetto nuovo, sperando che non sopraggiunga mai la noia di non avere più cose da dire o da esprimere.
D.L. L’idea ad oggi sarebbe quella di aumentare la multimedialità, magari coinvolgendo altri artisti di altre discipline. Potrebbe essere un’idea concepire un nuovo disco a partire da una opera letteraria scritta per l’occasione… Poi magari finiremo col fare un disco di love songs da tre minuti :-D!
Davide
Grazie… e à suivre…
D.L./C.L.: Grazie a te. Un saluto a te e ai tuoi lettori.

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