Bellissima recensione di Valentino Butti su Arlequins.it.
“Reset” come il titolo ben delinea azzera e sancisce un nuovo inizio per gli Ifsounds. Nuovo inizio non solo per i cambiamenti avvenuti all’interno della band (i soli Dario Lastella, chitarrista e fondatore del gruppo, e Claudio Lapenna, tastierista, sono gli unici ancora presenti sin dall’inizio del progetto, una ventina di anni or sono), ma soprattutto dal punto di vista musicale anche per la novità dell’introduzione della lingua italiana nelle liriche dell’album (anche se dell’album esiste una versione cantata in lingua inglese). “Reset” è il 5° album della band (a cui si aggiungono anche un paio di demo, un EP ed una raccolta): un gruppo profondamente rinnovato, come si diceva, con l’inserimento di un nuovo vocalist, Runal, dalle caratteristiche vocali molto “rock-blues”, del bassista Fabio De Libertis e del batterista Gianni Manariti che hanno rinvigorito non poco il suono della formazione. Album concept che “resetta” non solo il mood degli Ifsounds, ma che significa un nuovo “start” per Dario Lastella (autore dei testi ) i cui cambiamenti personali hanno generato l’idea alla base delle tematiche dell’album. Un rock viscerale, diretto, crudo, eppure ricercato, ben congegnato e con liriche adeguate. Vibrazioni sonore che si rifanno ai “seventies” , ma con un occhio rivolto anche all’oggi e che spaziano dal rock-blues all’hard, che accarezzano la “ballad” senza dimenticare la psichedelia o le atmosfere decadenti. Un crogiolo, talvolta anche antitetico, ma di un certo fascino. Pochi orpelli e ritmiche frenetiche per la notevole traccia d’apertura, “Sono nato due volte” con la voce roca di Runal a farla da padrone. L’acido strumentale “FR9364” precisa meglio ancora la nuova direzione musicale della band con la chitarra tagliente di Lastella e tempi piuttosto complessi. Il piacevole hard-rock di “Forty-fourteen” è subito compensato dalla delicatezza di “Laura” abbellita dal flauto e dagli archi. La pressante e “cattiva” “Io non volevo odiarti” ci riconduce a sonorità decisamente aspre e spigolose, appena controbilanciata dal rock d’autore che ben caratterizza “Scappa via” e “Svanisco nel blu”. La title track, interamente strumentale, spazia dalla psichedelica al prog rock di più ampio respiro non lontano da certi Pink Floyd. Degna chiusura affidata a “La marea” anch’essa con qualche rimando psichedelico e vintage. Un gradito ritorno quello degli Ifsounds che ci consegnano un album “diverso” , decisamente godibile e sufficientemente “mainstream” da poter avvicinare anche appassionati lontani (ma non troppo…) dai “canonici” stilemi progressive.