Bella recensione di Anna Minguzzi su Metallus!
Come spiegato diffusamente, i molisani Ifsounds hanno voluto con questo loro nuovo lavoro (la band è infatti attiva dal 1993) creare un collegamento virtuale con il loro album precedente. Se però “Morpho Nestira” metteva l’accento sul concetto del possedere, “Apeirophobia” parla del concetto di essere, inteso come pensiero e spirito; il termine stesso che dà il titolo all’album viene utilizzato per indicare la paura dell’infinito, quindi è un’esplorazione della propria mente con i relativi limiti e le difficoltà che ne conseguono. Dal punto di vista musicale, un tratto caratteristico è la voce femminile, elemento ancora non molto diffuso nel genere progressive classico e che magari sarà un deterrente per qualcuno (per quanto anche in Italia ci siano altri importanti esempi, vedi i siciliani Conqueror). In questo caso la voce ha toni molto versatili, e riesce ad essere carezzevole e brusca nello spazio di un battito di ciglia, come dimostra bene l’ottimo brano “Last Minutes”, nel quale gli Ifsounds mettono tra l’altro in luce la vena più moderna del loro modo di intendere il progressive. Peccato che a volte questa meticolosa ricerca delle sfumature vocali vada a discapito della pronuncia inglese, ma pazienza. Non può certo passare inosservata inoltre la title track, una monolitica suite di quasi 28 minuti suddivisa in nove movimenti, più garbati e di atmosfera nella prima parte, con una parte centrale vivace, innovativa e che non perde la sua componente onirica, per tornare a sonorità più quiete verso il finale. Con un accompagnamento del genere, è impossibile provare ancora paura per l’infinito.