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Donato Zoppo su Morpho Nestira

Dicembre 11, 2009 - Album reviews

Donato Zoppo è ormai un’istituzione nel mondo del prog italiano.
Giornalista e scrittore noto agli appassionati per le sue recensioni (su Jam, Wonderous Stories, Metromorfosi e L’Idea) e per i suoi libri di approfondimento sul mondo del rock progressivo (ricordiamo tra gli altri quello sulla PFM).

Donato ha pubblicato una bella recensione di “Morpho Nestira” sul portale MovimentiPROG e sul suo blog personale Chi va con lo Zoppo. Lo ringraziamo per il suo giudizio positivo e per la sua amicizia!

Se il disco d’esordio è sempre un primo passo, il secondo è l’inizio di una direzione più consapevole, la potenziale visione di una maturità. Questo vale soprattutto per tante prog bands italiane: per quelle che correggono il tiro a fronte dei suggerimenti della critica, per quelle che hanno la fortuna di comprendere dinanzi al pubblico pregi e difetti della loro proposta. Come gli Yleclipse e la Torre dell’Alchimista, anche gli If riescono maggiormente con il secondo album: non è un caso che abbiamo citato il gruppo cagliaritano e quello bergamasco, poichè la band molisana opera nel campo del new prog più “tradizionale” ma cerca una via creativa in termini di espressività.

Il ritorno con “Morpho Nestira” è all’insegna di un album concettuale, incentrato sul rapporto tra uomo, potere, libertà e materialismo. Il tempo, il prezzo, il consumo: temi spinosi, che il quintetto elabora con un sound art-rock molto più versatile, dinamico e pungente rispetto al primo album. Lo si capisce subito dalla coppia di pezzi che apre il cd: incalzante e spigolosa “You need”, tra rock-jazz e psichedelia la title-track. Si nota la cura che i ragazzi hanno profuso nel colore dei suoni, negli arrangiamenti, nella coralità (“10 years old” e “Oceans of time”), nelle atmosfere che costantemente rimandano ai Pink Floyd (“Naked”) o ai Marillion degli ultimi anni, al neo prog più suadente (“Thirsty”) addirittura al rock FM americano (“Background noise”).

Lo sviluppo espressivo del concept è convincente e anche se i pezzi alla lunga sono figli di una limitato parco-idee, la realizzazione è più che dignitosa. Un ottimo secondo album, all’insegna di un prog-rock diretto, comunicativo, e al tempo stesso elaborato.

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